Al cittadino non far sapere… quanta TARI deve pagare!!!

Errore sul calcolo della “TARI”: facciamo un po’ di chiarezza

È l’ennesima questione nata dal complesso ginepraio delle norme tributarie italiane e dalle interpretazioni delle stesse che possono dar luogo ad applicazioni diverse dei criteri di calcolo.

E infatti, di errore sui criteri di calcolo si è trattato.

La bomba è scoppiata all’indomani della risposta del Ministero dell’Economia a un’interrogazione nata in Commissione Finanze presso la Camera dei Deputati, pubblicata sul Sole 24 Ore del 19 ottobre 2017. Il Ministero in questione, in tale occasione, ha chiarito che la quota variabile della TARI va calcolata una sola volta per abitazioni e pertinenze e che -quindi- non si può replicare il calcolo singolarmente per garage e cantine (pertinenze).

Molte amministrazioni comunali in tutta Italia, a quanto pare, avrebbero sbagliato nei conteggi di quantificazione della TARI e, pertanto, si pone oggi il problema di come restituire quanto versato indebitamente.

 

Una questione semplice che rischia di diventare molto difficile

La questione, apparentemente semplice, risulta complessa per gli effetti che potrà determinare in base alle scelte che verranno effettuate.

Allo stato ci sono solo ipotesi ma le istanze dei sindaci sono quelle di un intervento statale attraverso la creazione di un fondo dedicato per un indennizzo automatico a tutti i cittadini vittime dell’errore. Tale soluzione consentirebbe alle amministrazioni comunali di evitare la richiesta di conguagli ai cittadini al fine di reperire le risorse necessarie per restituire le quote di TARI indebitamente versate (le quote indebitamente pagate sule pertinenze degli immobili hanno infatti consentito una TARI più leggera per i proprietari di unità immobiliari senza pertinenze).

Inoltre, attraverso l’ANCI (l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) si è appresa la linea ufficiale -da parte dei comuni- di evitare di attendere le singole richieste provenienti dai cittadini e di operare i rimborsi direttamente come amministrazioni. Su tale ultimo punto, le amministrazioni cittadine più sagge, potrebbero non avere problemi se avevano già provveduto ad adeguati accantonamenti in un apposito fondo rischi (rischi che non sono solo i mancati pagamenti ma, anche, i possibili errori).

C’è infine un ulteriore aspetto che potrebbe emergere, quello della insussistenza stessa dell’errore di calcolo. Lamentano i sindaci dei comuni interessati che l’impianto normativo di base che disciplina il tributo è quello del DPR 158/1999, di gran lunga anteriore alla nascita della TARI e che potrebbe portare a interpretazioni diverse circa la sussistenza di errore di calcolo. Proprio riguardo a tale ultimo punto, si è in attesa di una nuova circolare che il Ministero dell’Economia -a quanto pare- dovrebbe pubblicare a breve.

 

Questo a grandi linee il confuso quadro attuale. Che fare come cittadini?

In primo luogo ACU suggerisce di verificare se sussiste il diritto al rimborso recuperando gli avvisi di pagamento della TARI. In tali avvisi occorrerà verificare se nel dettaglio dove è indicata la quota fissa e variabile applicata alle singole unità immobiliari risulta presente la quota variabile anche per pertinenze come box o cantine. Se risulta applicata la quota variabile anche sulle pertinenze, indipendentemente dalle decisioni che saranno prese dalle amministrazioni comunali o dal governo, sarà opportuno chiedere formalmente il rimborso (vedi qui di seguito il fac-simile).

La lettera va indirizzata all’amministrazione comunale o, in alcuni casi, alla società che gestisce in forma esternalizzata la riscossione del tributo (è sufficiente verificare l’intestazione dell’avviso di pagamento) così da interrompere i termini di prescrizione che, in questo caso, sono di 5 anni dal pagamento.

Decorsi 180 giorni dalla richiesta, in assenza di riscontro, il cittadino potrà eventualmente avviare il contenzioso.

 

La richiesta di acu al governo e all’ANCI

Il Governo è intervenuto con una certa rapidità, infatti i chiarimenti sul rimborso TARI sono contenuti nella Circolare 1DF pubblicata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze il 20 novembre 2017, prot. 41836/2017, con oggetto “Chiarimenti sull’applicazione della tassa sui rifiuti (TARI). Calcolo della parte variabile”.

Tuttavia questa circolare non fornisce precise ed omogenee istruzioni ai Comuni sul come e quando definire le modalità pratiche di rimborso ai cittadini.
E’ per questa ragione che ACU ha chiesto ufficialmente al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (pec consegnata il 27.11.2017, ore 17.11) di convocare con urgenza un incontro con tutte le Associazioni Consumatori, in quanto, se questa vicenda non viene affrontata adeguatamente con il coinvolgimento delle stesse, si compromettono ulteriormente i rapporti di fiducia tra cittadini e istituzioni.

Non vorremmo trovarci ad affrontare procedure diverse da Comune a Comune e, soprattutto, vorremmo evitare che questi mancati introiti vengano recuperati nel prossimo futuro, aumentando la tariffa TARI.

Allo stesso tempo ACU, così come diverse altre Associazioni, sollecita un Tavolo Nazionale con l’ANCI allo scopo di trovare un percorso condiviso nella gestione di questa vicenda.

 

Invito ai Cittadini

In conclusione invitiamo e sollecitiamo tutti i soggetti coinvolti (famiglie ecc.) ad interessarsi presso il proprio Comune e ad inviare la richiesta all’Ufficio competente del Comune, utilizzando il fac-simile della lettera qui disponibile.

 

n. verde 800009955 (lun – ven 09.00-13.00 / 14.00-18.00)

 

Fac-simile di lettera da indirizzare all’amministrazione comunale o alla società che gestisce la riscossione del tributo.

 

Ultimo aggiornamento 29 novembre 2017

Potrebbero interessarti anche...