Analisi Trend Prodotti Assicurativi
Le nuove Polizze sulla Salute: La Digital Health Insurance
L’IVASS ha svolto un approfondimento sull’offerta delle polizze salute legate all’utilizzo di tecnologie digitali (digital health insurance). Si tratta di polizze che attraverso l’uso di device digitali (quali braccialetti elettronici e altri wearables) e strumenti di diagnostica genetica, ricavano informazioni più precise sullo stato di salute dei clienti, per agevolare l’interrelazione tra servizi assicurativi e prestazioni di tipo sanitario e nel contempo incentivare stili di vita più sani attraverso una scontistica che premia comportamenti “healthy”.
Secondo l’IVASS si dovrà prestare particolare attenzione in termini di trasparenza, modalità di raccolta/utilizzo delle informazioni e sulla sicurezza dei dati che, nel contesto della salute, assumono profili di delicatezza per i consumatori.
Privacy, rischi tecnologici sulla sicurezza e cyber crime costituiscono importanti minacce che possono limitare l’effettiva possibilità delle compagnie assicurative di sfruttare le opportunità dell’iperconnettività dovuta all’Internet of things e alla sempre maggiore quantità di dati personali archiviati.
Un aspetto delicato in chiave di supervisione assicurativa riguarda l’utilizzo dei dati per la selezione dei rischi. Le compagnie, infatti, potrebbero sfruttare i Big Data anche per selezionare i clienti migliori, con l’effetto negativo di emarginare dal mercato i soggetti meno attraenti ed affievolire gli effetti di mutualità alla base dei principi assicurativi.
Problema destinato ad aggravarsi, dal momento che sono disponibili sul web dati specifici sulla salute degli individui spesso lasciati inconsapevolmente. Le imprese possono incrociare i dati dei loro clienti con una serie di informazioni provenienti dai social media, dai network relazionali, dal mobile, dalla geolocalizzazione. Ciò consente di definire, a livello di singolo individuo, le caratteristiche della sua vita dal punto di vista spaziale, temporale, intellettuale e di realizzare il cosiddetto “profilo comportamentale” utilizzabile a livello commerciale ma che non deve sconfinare in tecniche di tipo discriminatorio.