Barometro CRIF: in aumento la domanda di prestiti delle famiglie

Fonte: CRIF

Continua il recupero della domanda di prestiti da parte delle famiglie verso i volumi pre-crisi: +9,0% nel primo trimestre 2016. Aumenta anche l’importo medio, attestatosi a 8.548 Euro, ma rimane la preferenza per importi contenuti e piani di rimborso più lunghi. Le evidenze dell’analisi del patrimonio informativo di EURISC – Il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF

La domanda di prestiti da parte delle famiglie italiane (nell’aggregato di prestiti personali e prestiti finalizzati) nel mese di marzo appena concluso ha fatto registrare un incremento del +5,1% rispetto lo stesso mese dell’anno scorso. Si chiude così con un segno positivo anche il terzo mese del 2016, che porta la domanda complessiva nel I trimestre dell’anno a registrare un +9,0%. Il dato risulta particolarmente incoraggiante se si considera che il confronto è fatto con il I trimestre 2015, che a sua volta aveva fatto registrare una performance positiva.
Si consolida, quindi, la dinamica positiva della domanda di prestiti che, al netto della variazione negativa dell’ultimo mese dello scorso anno, continua ininterrottamente dall’ottobre 2014. La performance positiva in atto certifica la ritrovata fiducia degli italiani dopo anni di perdurante debolezza del quadro economico, che aveva pesantemente frenato i programmi di spesa e di investimento delle famiglie. D’altro canto la domanda di prestiti risulta favorita dalle favorevoli condizioni di mercato e da un’offerta da parte delle aziende di credito più appeal rispetto al passato.
La dinamica positiva in corso è ben visibile dal grafico sottostante, che riporta le variazioni percentuali mensili relative al numero delle domande di prestiti (vere e proprie istruttorie formali, non semplici richieste di informazioni o preventivi online) contribuite in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi a oltre 78 milioni di posizioni creditizie. I valori sono ponderati, cioè al netto dell’effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi.

 

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