Una Commissione UNI i occupa di imballaggi sicuri e sostenibili

Fonte: Uni

La prima cosa che ci attrae di un prodotto – quando siamo tra i banchi del supermercato – è la sua confezione, il modo in cui ci viene presentato, in poche parole… il suo imballaggio. Ma non bisogna farsi condizionare da un bell’involucro! Che siano in plastica o in vetro, in cartone o in alluminio gli imballaggi devono comunque rispettare specifici requisiti per essere considerati sicuri per i consumatori e sostenibili per l’ambiente.

E sono proprio i consumatori infatti i primi che – in fase di acquisto – stanno attenti a scegliere prodotti con imballaggi riutilizzabili o riciclabili. Ma ridurre l’impatto ambientale degli scarti e degli imballaggi, soprattutto in Europa, sta diventando una priorità anche per molti produttori ed esercizi commerciali.

La qualità degli imballaggi, i requisiti di biodegradabilità e compostabilità, le caratteristiche di sicurezza per gli imballaggi di merci pericolose o per quelli destinati a venire a contatto con gli alimenti, il loro possibile riutilizzo, sono solo alcune delle tematiche trattate dalle oltre 250 norme tecniche sviluppate dalla Commissione Imballaggi dell’UNI presieduta da Marco Sachet (direttore Istituto Italiano Imballaggio).

La Commissione UNI opera a livello nazionale anche se gran parte della propria attività è dedicata a seguire l’attività normativa svolta a livello europeo (CEN) e mondiale (ISO).
In molti casi però è l’Italia stessa che porta in questi contesti la propria esperienza e le proprie proposte. È stato il caso, ad esempio, della norma tecnica UNI EN 13432 che definisce le caratteristiche che un imballaggio deve possedere per potersi definire biodegradabile e compostabile. Per semplificare, è la norma che si applica agli shopper per la spesa che tutti noi usiamo e che possono essere utilizzati per la raccolta dei rifiuti organici.

Come ci spiega il presidente Sachet la Commissione in questo momento si sta concentrando in particolare su due norme che nascono dall’esperienza italiana ma che saranno successivamente proposte in sede europea.
La prima norma – spiega Sachet – riguarda gli imballaggi a contatto con gli alimenti e analizza il fenomeno noto come “controstampa”. Si tratta di individuare le migliori metodiche analitiche che consentano di gestire anche piccolissime e invisibili quantità di inchiostro che potrebbero passare dalla faccia stampata di un imballo alla faccia di un altro imballo. Faccia, questa seconda, che andrà a contatto con un alimento. Le due facce entrano in contatto quando gli imballaggi siano impilati uno nell’altro o siano impilati uno sull’altro o siano stampati in bobina”.

“L’altro argomento – dichiara il presidente – è invece quello dell’eticità del packaging di cui la sostenibilità rappresenta solo uno degli innumerevoli aspetti. Come Commissione UNI vorremmo infatti riuscire a enunciare dei principi etici che possano essere condivisi e condivisibili sia dalle aziende produttrici di packaging sia dai consumatori, in modo da poter diventare degli indirizzi utili per le progettazioni future”.

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