Il Governo vuole far morire le associazioni dei consumatori
Lettera aperta di Gianni Cavinato presidente ACU
Ho deciso di intraprendere lo sciopero delle fame per cercare di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul fatto che è in atto un chiaro disegno che punta a neutralizzare il ruolo delle associazioni dei consumatori in Italia.
E’ questa l’amara conclusione a cui sono giunto alla luce dei comportamenti del Governo che da tempo ignora le attese delle associazioni dei consumatori impedendo di fatto il loro ruolo attivo previsto dalla legge.
Quest’anno, ed è la prima volta che accade, non si è svolta la sessione programmatica con i rappresentanti delle Regioni e delle provincie autonome, momento fondamentale di confronto sulla situazione attuale e sulle politiche regionali in materia di tutela dei consumatori che annualmente deve essere organizzata ai sensi dell’articolo 136 del Codice del Consumo.
Da due anni non vengono pubblicati bandi per promuovere progetti a favore dei consumatori, impedendo la fruizione di una quota delle risorse derivanti dalle multe Antitrust che, secondo la legge, devono essere destinate ogni anno “alle priorità delle politiche consumeristiche del governo d’intesa con le associazioni dei consumatori”.
Il CNCU – Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti – presieduto dal Ministro dello Sviluppo Economico, ultimamente non viene più chiamato a svolgere il proprio ruolo per poter contribuire attivamente al miglioramento della posizione dei consumatori nel mercato.
Anche in questo caso il Governo è in netto contrasto con quanto previsto dall’articolo 137 del Codice del Consumo, nonostante nelle dichiarazioni finali del G7 di settembre a Torino “Industry 4.0” il Governo stesso abbia più volte richiamato il ruolo dei consumatori, dal momento che l’impatto di questo sviluppo innovativo coinvolgerà l’intera società per i prossimi decenni.
Proprio grazie all’intervento delle associazione dei consumatori in Italia, oggi, si può cambiare operatore telefonico in modo più semplice e senza costi. Le associazioni italiane hanno messo a punto soluzioni stragiudiziali paritetiche, innovative per l’Europa, che in 10 anni hanno risolto gratuitamente per i cittadini più di 200.000 controversie in materia di telefonia, energia, poste e banche.
Sono convinto che un coinvolgimento delle associazioni dei consumatori sulle fatturazioni a 28 giorni delle aziende di telefonia avrebbe ridotto i tempi di intervento. Ed ora che il governo si è accorto che i calcoli della tari dal 2014 erano sbagliati per i cittadini cosa accadrà? Non sarebbe stato utile un confronto serio con i rappresentanti degli interessi dei cittadini?
In sede europea opera da decenni un dicastero specifico per le politiche dei consumatori che tiene in alta considerazione il ruolo e i contributi delle associazioni. In Italia, invece, si punta verso la loro chiusura.
E’ per queste -e per tante altre ragioni- che non intendo star fermo a guardare.
Milano, lunedì 4 dicembre 2017