La crociera “Costa” di più se sei italiano
Fonte: Comunicato ACU
I consumatori accusano Costa Crociere per l’applicazione di prezzi diversi in base alla cittadinanza.
È un fenomeno bizzarro quanto inspiegabile il fatto che la Costa Crociere, azienda italiana, applichi di fatto prezzi superiori ai clienti italiani rispetto a quelli applicati a un cittadino di altra nazionalità.
Le numerose segnalazioni che giungono in Associazione denunciano l’applicazione da parte di Costa Crociere di prezzi diversi con particolare riferimento all’applicazione delle quote giornaliere. Per intenderci quel conto da pagare che si trova in aggiunta al pacchetto acquistato, denominato “quote di servizio” e che viene richiesto puntualmente come saldo a fine crociera.
Ma cos’è la quota di servizio? Si tratta di una quota destinata al personale di bordo addetto alla ristorazione e alle cabine assimilabile alla mancia e calcolata in via forfetaria per il numero di giorni di permanenza sulla nave, una sorta di mancia “obbligatoria”. Sappiamo bene però che una mancia è -per definizione- un atto di liberalità, un atto spontaneo e non può mai essere obbligatoria. Ciò che è obbligatorio è solo il prezzo e le quote di servizio rappresentano un vero e proprio prezzo in aggiunta a quello già pagato.
Alcune compagnie crocieristiche hanno finalmente deciso di rinunciare a questo sovrapprezzo o hanno lasciato la facoltà di pagare in capo al cliente, così come una mancia dovrebbe essere.
Costa Crociere no, le pretende ma non da tutti i vacanzieri. Le suddette quote di servizio le fa pagare solo a clienti di determinate nazionalità (italiani inclusi) e non di altre, come ad esempio i tedeschi, anch’essi cittadini europei.
Ma non c’era, per caso, un mercato unico europeo?
Ai responsabili di Costa Crociere evidentemente questo non risulta o forse esistono consumatori di serie “A” e altri di serie “B”. Il tutto in palese violazione dei principi enunciati dalla nota direttiva Bolkestein che statuisce l’abolizione di forme discriminatorie afferenti a diversità di nazionalità, nell’intento di eliminare ogni ostacolo alla libera circolazione in ambito UE dei servizi e dei prestatori di servizi¹. Divieto di discriminazione ribadito anche dal nostro ordinamento italiano con la legge di recepimento della direttiva².
Cosa fare?
Scrivere a Costa Crociere chiedendo la restituzione di quanto pagato inviando per conoscenza la lettera ad ACU. Da parte nostra, in forza del numero di reclami di cui verremo a conoscenza, avvieremo una diffida e, se del caso, chiederemo l’avvio di un procedimento dinanzi alla competente autorità per pratiche commerciali scorrette.
Fac-simile della lettera da spedire a Costa Crociere per chiedere la restituzione di quanto pagato
2 V. Decreto Legislativo n. 59 del 26 marzo 2010, art. 29.