La FAO e il Vaticano condannano la pesca illegale e il lavoro forzato in alto mare
Fonte: Fao
Innovativi accordi internazionali aprono la strada all’eliminazione delle violazioni dei diritti umani nel settore ittico
La FAO e il Vaticano hanno lanciato oggi un appello perché si intensifichino gli sforzi internazionali volti a scongiurare le violazioni dei diritti umani nel settore ittico mondiale – tra cui il traffico di esseri umani e il lavoro forzato – oltre a porre fine alla piaga della pesca illegale.
Intervenendo all’ evento organizzato dalla FAO e dalla Santa Sede in occasione della Giornata mondiale della Pesca, il Direttore Generale della FAO Jose Graziano da Silva ha affermato che – anche se il settore ittico è fonte di cibo, sostentamento e opportunità per milioni di persone – “esso è allo stesso tempo – sfortunatamente – anche fonte di oppressione per i più vulnerabili”.
“Abbiamo notato una maggiore sensibilità dei media al tema degli abusi dei diritti umani nel settore ittico, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati. Abusi che vanno dal lavoro forzato, al traffico di esseri umani, al lavoro minorile e alla schiavitù,” ha affermato Graziano da Silva. “La FAO e la Santa Sede invitano tutti i partner a collaborare per porre fine alle violazioni dei diritti umani lungo l’intera filiera della pesca”.
“Dobbiamo garantire che il pesce che raggiunge le nostre tavole sia stato prodotto non solo in modo sostenibile per l’ ambiente, ma anche rispettando il benessere socio-economico di chi lo ha pescato e lavorato” ha concluso Graziano da Silva.
Nel suo intervento odierno, il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, ha affermato che è necessario agire su tre fronti: fornire aiuto ai pescatori sfruttati per facilitare il loro reinserimento; assicurare il rispetto della legislatura internazionale esistente in materia di pesca; e combattere il traffico e contrabbando illegali per imporre legge ed rispetto dei diritti umani.
“Solo lavorando assieme, e coordinando i nostri sforzi, riusciremo a rompere le catene dello sfruttamento che colpisce il settore della pesca in molti paesi” ha affermato.
Il Cardinale Parolin ha presentato un nuovo Messaggio della Santa Sede che condanna “la tragica realtà che vede centinaia di migliaia di migranti – interni e transnazionali – trafficati per lavoro forzato nel settore ittico”.
Etichettando la situazione degli abusi nella pesca come un esempio di “schiavitù moderna”, Gianni Rosas, Direttore dell’Ufficio ILO per l’Italia e San Marino, ha portato l’attenzione sui recenti sviluppi positivi. Tra questi soprattutto la maggiore consapevolezza dei consumatori sulla necessità di acquistare solo pesce prodotto in modo equo e sostenibile. Rosas ha inoltre citato gli sviluppi a livello internazionale per la creazione di efficaci meccanismi istituzionali come il Protocollo 2014 della Convenzione ILO sul Lavoro Forzato e la Convenzione 188 dell’ ILO sull’Impiego nel settore ittico.
Strumenti innovativi
Sia la FAO che la Santa Sede hanno salutato con favore il fatto che un numero sufficiente di paesi abbia sottoscritto la Convenzione 188 permettendone l’entrata in vigore nel novembre 2017.
La Convenzione prevede che a tutti i lavoratori del settore ittico vengano riconosciute forme di tutela della salute e della sicurezza, che ricevano accordi lavorativi scritti e misure di protezione sociale.
La FAO e la Santa Sede hanno inoltre incoraggiato i paesi e il settore ittico a trarre vantaggio da un nuovo strumento recentemente entrato in vigore: l’ Accordo FAO sulle Misure dello Stato d’Approdo (acronimo inglese PSMA), che mira a porre fine una volta per tutte al problema della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU), la quale – si stima – sottrae dalle 11 alle 26 milioni di tonnellate di pesce all’ anno dagli oceani.
Le imbarcazioni coinvolte nella pesca illegale sono spesso le stesse dove avvengono le violazioni dei diritti umani. L’ accordo PSMA – il primo accordo internazionale legalmente vincolante ad occuparsi di pesca illegale – porterà al rafforzamento delle ispezioni portuali a bordo dei pescherecci, facilitando migliori controlli per assicurarsi che i diritti umani degli equipaggi vengano rispettati.
L’ entrata in vigore della Convenzione 188 ILO e dell’accordo PSMA – assieme ad una maggiore consapevolezza internazionale su temi sociali e del lavoro – offrono alla FAO, all’ILO, ai partner dell’industria, ai lavoratori e alle comunità di pescatori fino alle associazioni di consumatori un nuovo slancio per porre fine agli abusi lungo tutta la filiera.
Lontani da casa, isolati e abusati
Le vittime raccontano di aver subito ogni sorta di vessazione lavorando a bordo di imbarcazioni in aree remote per mesi o perfino per anni alla volta.
Vessazioni che includono lavoro forzato e servitù per debito, violenza e abusi psicologici, cibo scadente e condizioni di vita non- igieniche. Lunghe ore di duro lavoro, per resistere alle quali i pescatori vengono talvolta costretti ad assumere anfetamine.
I lavoratori vengono spesso attratti in situazioni del genere con l’inganno o con la forza. Una volta a bordo, possono rimanere intrappolati per mesi se non per anni.
Solitamente pochi pescatori sono membri di associazioni sindacali, i contratti scritti sono scarsi e la protezione dei diritti dei lavoratori debole. Dove esistono forme di regolamento, queste non vengono fatte rispettare.
I controlli effettivi sono difficili a causa della vastità degli oceani, perché le imbarcazioni si spostano continuamente tra un paese e un altro oppure perché operano in alto mare, al di fuori delle giurisdizioni nazionali.