Manifestazione stop diossine nella conca
Fonte: Comitato No Inceneritori Terni
Ma anche contro lo “Sblocca Italia”/Brucia Italia, il silenzio complice delle agenzie di prevenzione e tutela, per la frittata morbida senza contaminazioni
Le grandi imprese multiutility del settore dei rifiuti hanno redatto per sé l’art.35 del decreto “Sblocca Italia”, il dato è così evidente che sottovalutarlo sarebbe un grave errore. A2A, IREN, HERA, ACEA hanno avuto la possibilità di garantirsi immensi profitti per molti anni a venire, sostituendosi alla politica e al Governo stesso, trovando evidentemente nel “rottamatore” il migliore interprete di questi interessi specifici. Nessun altro governo, di centro destra o centro sinistra, era mai riuscito nell’opera: sottrarre a livello nazionale il potere di pianificazione in materia di rifiuti alle Regioni e Ambiti territoriali, dimezzare i tempi autorizzativi per i nuovi inceneritori, eliminare i vincoli regionali in favore della libera circolazione dei rifiuti per tutto il paese, garantire agli inceneritori i massimi quantitativi di combustibile, proteggere gli impianti trasformandoli in “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale”. Solo gestioni commissariali hanno in passato creato tali sospensioni di democrazia, ora sarà invece sistemico, strutturale e addirittura appunto di “preminente interesse nazionale”.
Questo complesso insieme di dispositivi di legge autoritari, qualora non venga modificato l’articolo 35 (ne dubitiamo), cadranno inevitabilmente su Terni, e già ACEA e Ternibiomassa/Tozzi Holding hanno di fatto prefigurato il quadro dell’immediato futuro, avendo chiesto appunto in questi mesi di bruciare rifiuti urbani e sanitari. Così, in barba alla retorica della sostenibilità tanto cara a molti del quadro politico locale, Terni tornerà al primato di due inceneritori (….una volta erano tre). Del resto come poteva essere il contrario? Senza offesa per nessuno, ma l’unica battaglia dotata di senso (per quanto complicata) è chiudere gli inceneritori, non inventarsi sfumature più “sostenibili” e ciò che sta accadendo ne è una riprova. La presenza di questi impianti infatti non permetterà mai che si sviluppi una economia del riciclo, e con essa che si possa pensare di creare “lavoro pulito” che possa far diventare Terni la capitale del riciclo e non dell’incenerimento, un settore che possa sostenere ipotesi altre e fronteggiare il progressivo logoramento del siderurgico come testimonia la drammatica contingenza di questi giorni. Ma il diktat delle grandi multiutility trova nel pubblico il suo miglior interprete, e la futura definitiva privatizzazione di ASM è parte di questo quadro generale, così come la produzione di CSS dai rifiuti e di biogas dall’umido fortemente voluti dalla Giunta Regionale. Ma non è tutto…
In questi mesi infatti scopriamo grazie a Italia Nostra e WWF (e non dalla AUSL come sarebbe dovuto) che, malgrado gli sforzi neanche troppo celati delle autorità locali di sottostimare strumentalmente l’impatto degli ultimi quindici anni di incenerimento, le esposizioni alle nocività emesse dagli impianti di Maratta hanno lasciato il segno proprio (e non solo) nelle zone considerate sottovento e a massima e media ricaduta delle polveri. Un intero castello di peripezie lessicali ammantate di scientificità e tecnicismo da campanile crollate sotto il peso di due leggere, domestiche e bianche uova di gallina…anche le buste di plastica bruciate dai contadini, date in un primo momento come causa della presenza di diossine e pcb, hanno lasciato il passo al silenzio stampa: come spiegare infatti la strana sovrapposizione tra diossine oltre il limite di legge con il cattivo comportamento di chi alleva galline solo, e guarda caso, nell’area prossima all’acciaieria e in quella a massima ricaduta delle polveri degli inceneritori? Suona davvero offensivo, oltremodo provocatorio, una arrogante sfacciataggine che lascia sgomenti.
Eppure neanche questo sembra essere sufficiente a che Arpa, Asl, Regione e Comune assumano una definitiva posizione di contrarietà alle nuove autorizzazioni che verranno; del resto se per anni Comune e ARPA hanno costituito società con la Tecnofin ( società proprietaria dell’inceneritore ex Printer) favorendone non solo l’insediamento ma anche garantendogli fondi pubblici, capiamo bene l’imbarazzo a sedere su più tavoli, ora da controllore ora da socio del controllato. Ma la condizione ambientale della Conca richiede scelte chiare, prive di quella ambiguità tipica della governance moderna che concede territori ed esseri umani ai profitti senza nemmeno opporre il diritto alla salute come limite ultimo, spesso delegando al privato pezzi di potere e pianificazione: vedi il Piano Regionale dei rifiuti. Così due piccole uova di allevamenti domestici contaminate da diossine diventano il simbolo di questa miserevole politica economica territoriale.
A quanti, Sindaco, Arpa, Asl, stampa ci chiedono perché ci battiamo per la chiusura degli inceneritori opponendoci l’argomentazione (abbastanza scontata) che ad inquinare la Conca è l’acciaieria, rispondiamo: appunto, poiché sarebbe comunque già “sufficiente” il volume di polveri emesse da industria, traffico e riscaldamento domestico a saturare l’aria della città è stato normale, sensato, logico, autorizzare fino a tre inceneritori, oggi “solo” due? E’ normale che tra non molto potremmo ritrovarci due inceneritori bruciando rifiuti urbani provenienti da qualunque parte d’Italia, al massimo carico termico? E’ normale che a differenza delle altre città in cui insistono dei Siti di Interesse Nazionale da bonificare, a Terni nel 2013 l’Ausl non abbia comunicato gli esiti delle analisi sulle matrici alimentari? E’ normale che sia compito delle associazioni e dei cittadini sviscerare dati assai complessi e comunicarli nella loro interezza? E’ normale che i sindaci di Brescia, Anagni e Mantova siano degli idioti avendo disposto esposti in procura e nuove campagne di monitoraggio a seguito dei risultati delle analisi mentre a Terni un anno dopo si attendono ancora le carte? E’ normale che a Vascigliano, dove ancora sono in essere le conseguenza del rogo della Ecorecuperi e un processo ancora aperto, sia possibile aprire due speculative e inutili centrali a biomasse? E’ normale che lo studio SENTIERI dell’Istituto Superiore di Sanità sia trattato dalle autorità locali come carta straccia solo perché racconta una realtà a loro non gradita e che per certi versi li smentisce? E’ normale che quando a mettere la lente di ingrandimento sulle condizioni ambientali della Conca siano soggetti nazionali come l’Istituto Superiore della Sanità per lo studio SENTIERI e il Ministero della Salute per questo ciclo di analisi, escano fuori evidenze sempre opposte a quello che Osservatorio provinciale, Arpa e Asl comunicano?
Evidentemente no. La manifestazione di sabato dunque parlerà di tutto questo e sarà l’inizio dell’opposizione allo Sblocca Italia e alla sua valanga di monnezza, e sarà anche l’occasione per denunciare al governo lo stato di silente immobilismo delle istituzioni competenti in materia di prevenzione e controllo. Invitiamo ognuno a portare con sé una busta di plastica, a ricordare l’operazione di mistificazione sulle cause della contaminazione da diossine e che regaleremo al governo come anticipo sui futuri camion di rifiuti che arriveranno.