Un intero paese del Salento contro una multinazionale svizzera
Fonte: tvsvizzera.it
Da un lato c’è una multinazionale svizzera che porta con sé gli interessi di giganti come British Petroleum, Snam, Socar, Axpo e Saipem, e che gode del favore dei governi e vede schierati al suo fianco consulenti del calibro di Tony Blair.
Dall’altro c’è un paese di 9.800 anime, in provincia di Lecce, che conta più ulivi che abitanti, e che vive essenzialmente di turismo.
Nel Comune di Melendugno, entro il 16 maggio 2016 dovranno iniziare i lavori per la costruzione del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) progettato per portare il gas dall’Azerbaijan all’Europa: un’opera da 45 miliardi di dollari in cui interessi politici ed economici si intrecciano in un groviglio inestricabile.
In Salento il piano prevede l’espianto di 1.900 ulivi e la costruzione di una vasta area industriale (12 ettari) in piena campagna.
“Questa è la lotta di Davide contro Golia”, commenta il sindaco di Melendugno, Marco Potì, impegnato in prima linea per contrastare l’opera a suon di carte in procura e autorizzazioni negate alla multinazionale. Accanto a lui, cittadini e attivisti riuniti nel Comitato No TAP vegliano ogni giorno sul tracciato organizzando ronde negli uliveti e promettendo qualunque tipo di resistenza in caso di inizio lavori (“Saremo peggio dei No TAV”, promettono).
Dall’altra parte del tavolo, a sostenere TAP nel braccio di ferro contro le amministrazioni locali (anche la Provincia di Lecce e la Regione Puglia sono contrarie al gasdotto), c’è il Governo Renzi, che proprio a fine aprile ha sollecitato la Regione a sbloccare l’ultimo intoppo burocratico per dare il via all’espianto degli ulivi.
La società svizzera
Ma se oggi TAP è diventato un crocevia di interessi (non da ultimo quelli dell’italiana Saipem, che si è aggiudicata i lavori del gasdotto in Adriatico per un valore di 200 milioni di euro), in origine il progetto è stato ideato e lanciato dalla società svizzera Egl, controllata in maggioranza dal gruppo pubblico Axpo, a sua volta partecipato da diversi cantoni della Svizzera tedesca. “Il nuovo gasdotto consentirà ai Paesi dell’Europa Ovest un migliore accesso alle significative riserve di gas naturale nella regione del Caspio, della Russia e del Medio Oriente”, scriveva Egl in un comunicato del 2007, in cui pronosticava la realizzazione del gasdotto entro il 2010 e raccontava anche di aver fotografato dall’alto il territorio predestinato della Puglia mediante uno speciale aereo.
A tutt’oggi, i rapporti tra la Confederazione e l’Azerbaijan sono particolarmente proficui. Nel 2011 la compagnia statale azera Socar è entrata nel mercato elvetico con l’acquisizione dei distributori Esso, dando il via ad una collaborazione con la cooperativa Migros. Va anche ricordato che la Svizzera rappresenta l’Azerbaijan e altri Paesi dell’area del Caucaso (il cosiddetto gruppo “Helvetistan”) nel cda del Fondo Monetario Internazionale e nella Banca Mondiale.
La società Trans Adriatic Pipeline Ag ha sede a Baar, nel canton Zugo. Tuttavia, la componente svizzera nel 2013 si è ridotta passando dal 42,5% al 5% (dopo aver investito 81,9 milioni di franchi nel progetto, Axpo si è sfilata quasi del tutto, mantenendo però alla vicepresidenza del cda un proprio uomo: Thomas Hesselbarth, uno dei primi ideatori del gasdotto transadriatico).
Oltre ad Axpo, tra gli altri azionisti di TAP Ag ci sono la compagnia inglese BP (20%) – che secondo il Financial Times ha commissionato una consulenza sull’opera all’ex primo ministro Tony Blair -, l’azera Socar (20%), l’italiana Snam (20%), la belga Fluxys (19%) e la spagnola Enagas (16%). Tra i membri di direzione, invece, c’è anche l’ex ministro australiano per l’energia Martin Ferguson.
Il ruolo degli azeri, in questo complesso scacchiere, è decisivo, in quanto Socar si trova nel triplice ruolo di proprietaria dei giacimenti di gas nel Mar Caspio, azionista della società che costruisce il gasdotto, e in futuro gestore della rete assieme agli altri partner.
La scadenza del 16 maggio
Proprio per evitare monopoli di questo tipo, l’Unione europea ha regolamentato il settore dell’energia stabilendo che una stessa compagnia non può essere al contempo proprietaria e gestore della stessa rete. Ma nel caso di TAP la Commissione europea ha concesso una deroga alla direttiva sul gas. Deroga che però stabilisce due vincoli importanti: che la società inizi la cauterizzazione dell’opera entro il 16 maggio 2016, e che il gasdotto diventi operativo entro il 2020.
Qualora non dovesse riuscire a rispettare queste scadenze, l’intera opera potrebbe essere messa seriamente a rischio.
Proprio per accelerare le procedure, lo scorso 1 aprile la società ha nominato country manager di TAP Italia l’ex vertice di Ferrovie dello Stato, Michele Mario Elia. Nomina che ha fatto particolarmente discutere, in quanto Elia è uno degli imputati nella strage di Viareggio, che come si ricorderà fu causata dal deragliamento di un treno merci, la cui cisterna che conteneva gas si incendiò ed esplose uccidendo 33 persone.